“Non seguo le mode d'avanguardia né mi appassiona l'esibizionismo tecnologico. Sono però convinto che una conoscenza coltivata della tecnologia e un appassionato rispetto per la storia sono necessari per interpretare correttamente il proprio tempo". Queste le parole che Mario Bellini pronunciò riguardo Villa Erba, quando a Cernobbio la costruzione del polo espositivo, da lui studiato e progettato a fondo, fu completata nel 1990.
Quando a Bellini fu affidata la realizzazione dell’opera, l’architetto, poi pluripremiato in carriera, proveniva da un ventennio d’esperienze professionali e impieghi nelle realtà più floride del mondo del disegno industriale, passando da aziende del calibro di Olivetti, B&B Italia, Cassina, Flou, Heller, Kartell, Renault, Yamaha e moltissime altre. Questo rientro nel mondo dell’architettura in un contesto tanto prestigioso quanto ricco di fascino, segnò per sempre la sua opera e lo proiettò da li in poi tra i protagonisti dell’architettura in Europa, Giappone, Stati Uniti, Australia e fino agli Emirati Arabi.
La sfida che riguardava il Centro Espositivo di Villa Erba fu tutt’altro che semplice per Bellini. Da un lato concettualmente il Lago di Como con le sue lussuose ville, costituiva allora - da almeno tre secoli - una meta turistica iconica, connotata da grazia, raffinatezza, lusso e illuminata di una luce dorata e trasparente che da sempre ne ha accresciuto il fascino.
D’altro canto Cernobbio, location strategica a pochi chilometri a nord di Como, vedeva in quegli anni fiorire un tessuto industriale fitto e produttivo, che attirava commercio e affari tra Francia, Svizzera, Germania e comunque da tutta una nuova Europa ormai senza frontiere.
L’incontro tra questi due mondi, molto diversi tra loro ma ormai indissolubilmente legati, troverà la propria massima espressione esattamente nel progetto belliniano del Centro Espositivo all’interno del parco di Villa Erba.
Una delle più splendide ville antiche, per anni dimora della famiglia Visconti e del celebre regista, sarebbe diventata cornice di un nuovo polo fieristico e congressuale in grado di rispondere ad un business plan molto preciso. Essenziale era conferire a questo luogo un carattere speciale, che attirasse gli espositori e i visitatori più esigenti: l’élite della moda internazionale si sarebbe ritrovata, anno dopo anno, in quella che sarebbe dovuta diventare la sede d’eccellenza per fiere commerciali eleganti, incentrate sull’industria tessile e vetrina di quanto la tradizione serica comasca rappresentava nel mondo.
Bellini si trovò a dover affrontare uno dei compiti più difficili: inserire uno sviluppo sostanziale e importante dal punto di vista materico, nel più sensibile e delicato dei contesti. L’edificio non avrebbe mai dovuto compromettere la grazia e l’eleganza né il paesaggio né la villa originaria, non solo se vista dal lago, ma anche dall’interno del giardino.
Quello completato nel 1990 fu un complesso di 14.000 mq, che includeva una sala convegni in grado di ospitare concerti ed altri eventi, con una capienza fino a 1000 persone.
Il cardine concettuale dell'edificio è oggi come allora, lo spazio circolare polivalente che costituisce anche l'ingresso principale. Ospita strutture azionate elettricamente per erigere una diversa configurazione di palco e posti a sedere ed è impreziosito da un tetto in rame fiancheggiato da tre torri in pietra. Le pareti in vetro possono essere completamente aperte per portare all'interno i panorami e i profumi del giardino. Da qui, tre percorsi principali si irradiano verso tre ali che ospitano lo spazio espositivo. La struttura è pervasa dalla luce grazie anche all'alto tetto in vetro nelle due ali principali, da un lucernario a padiglione e una serie regolare di finestre nell'ala più corta.
Bellini ha adottato una serie di principi guida per il suo design che hanno plasmato l'architettura, la pianta e la risposta dell'edificio al suo contesto paesaggistico.
In primo luogo, i nuovi edifici rimandano alla villa originale piuttosto che tentare di competere con essa. Sono posizionati a una certa distanza, consentendo alla villa di mantenere il proprio rapporto con il paesaggio e adottano un profilo basso e sobrio. La villa si trova nell'angolo più vicino al lago e il nuovo complesso si allontana da esso nell'angolo opposto, vicino alla strada. Le due ali più vicine alla villa evitano con tatto di allinearsi alle sue facciate. Grande attenzione è stata posta fin da subito nel posizionare la pianta della struttura al fine di conservare gli alberi secolari del grande giardino, dimostrando grande rispetto per l’ambiente anche nella scelta dei materiali e delle finiture.
In secondo luogo, il complesso nella propria forma conserva qualcosa del carattere delle serre del diciannovesimo secolo, ibridato dal design del classicismo ordinato, sobrio ed essenziale, ma sottile. Le ville più prestigiose del Lago di Como infatti godono di grande rinomanza anche proprio grazie alla cura e alla diffusione dei loro rigogliosi giardini botanici e delle loro serre. Moltissime tra le dimore più storiche del territorio dispongono infatti di bellissime serre all’interno delle quali vengono ancora oggi conservate le specie di piante più rare o meno adatte alla variabilità stagionale del clima lariano. Anche da un punto di vista architettonico, le serre delle ville del lago restano un modello di immediata riconoscibilità.
Difficile quindi concludere questa analisi collocando il Centro Congressi di Villa Erba all’interno di una specifica tendenza architettonica; risulta invece più corretto e rispettoso fermarsi a percepire l’eccezionalità della capacità di conciliazione massima di uno spazio con l’altro, di interno ed esterno, di luce e di ombra e di quanto possa essere magica e suggestiva la migliore arte architettonica.